EXIBITIONS




07 05 2013   to  31 05 2013
"Appunti per l'ascesa di nuova crudeltà"   diCarlo PARENTE













"LOVE SHIT-ART piccolo shit-artist col suo piccolo muro. (bank-me da bimbo)" olio e acrilico su mdf, 33x23cm, 2013


 CARLO PARENTE
APPUNTI  PER L’ASCESA DI NUOVA CRUDELTA’
 A cura di: Helena Rusikova
Dal 7/ 5/ 2013 al 31/ 05 / 2013
Inaugurazione: Martedì 7 Maggio  Ore 19,30
KOMA’ ArtGallery Corso Umberto I° n°52 86023 Montagano (CB)
Uno dei motti che meglio riassume e mantiene (per l'appunto) viva la memoria del Punk, è "Punk's not dead", ovvero il punk non è morto.
A dirla tutta il punk non è morto semplicemente perchè non è in grado di farlo, trattandosi, al di là della omonima moda, musica, periodo storico, innanzitutto di un'attitudine.
Infatti gli atteggiamenti "punk" esistevano da quando si abbattevano bisonti a clavate fino ai giorni nostri in cui succede che un piccolo paese montano del Molise - Montagano nella fattispecie - decide di ospitare questa piccola mostra di Carlo Parente.
Bisognava aspettare che l'iniziativa arrivasse da un luogo ignorato dal mondo e che orgogliosamente ricambia il mondo ignorandolo a sua volta.
Il Punk non tradisce la sua vocazione, anzi ne esce ulteriormente arricchito proprio attraverso l'ignorare, l'ignoranza, l'essere ignorante.
L'artista in questione, non di meno, si disinteressa del tutto alla possibilità che il suo lavoro possa non essere originale o possa non rispondere ai recenti approdi dell'arte, e disinteressarsi è una forma più o meno volontaria di ignoranza. In ogni caso anche questo è Punk.
Dare dell'ignorante ad un Punk è forse il più bel complimento che gli si possa fare, se non altro il più coerente.
Dopo mesi ed anni e decenni di smartellamento testicolare con questo rognosissimo "Pop Surrealismo" che i grandi canali artistici e giornalistici, in grandi centri urbani e con grandi flussi economici, hanno deciso di propinare senza tregua, ecco che emerge in un luogo a malapena registrato sulle mappe, all'interno di un piccolo circuito artistico, scrupolosamente evitando i giornalisti e con un budget che supera di poco la decina di euro, il primo ed ufficiale caso di PUNK REALISTA, espressione coniata dalla sottoscritta (con la complicità del coraggioso Michele Mariano), per impartire la seguente lezione: la libertà è nell'ignorare, non per ignoranza ma per volontà, ciò che vuole essere a tutti i costi conosciuto, riconosciuto e discusso.
Il Pop Surrealismo a cui il PUNK REALISTA si oppone, non è chiaramente il nemico numero uno, ma è solo un esempio abbastanza calzante di come lì fuori si agita il mondo dell'arte, che però qui ci fa la figura dell'esercito romano che non riesce a piegare il piccolo villaggio di Asterix.
D'altronde la vicenda storica del Molise è la medesima: il Sacro Romano Impero ricacciato a calci nel didietro da qualche centinaio di Sanniti.
I Sanniti erano e sono dei veri Punk, realisti per giunta, poichè questo spirito si applica e manifesta giorno per giorno, nelle piccole e grandi cose, nella vita vera ("Reale" quindi) e in come uno decide di viverla e, in caso, di trasformarla in un'opera d'arte.
Per poter farlo e o anche solo per capirlo, però, bisogna essere davvero un bel po' ignoranti.

Helena Rusikova




04 04 2013   to  27 04 
2013
"i pensieri regolari mi distruggono"   diSimona BRAMATI























"Della vita a cedere" olio e matita su tela, 70x100cm, 2013


I PENSIERI REGOLARI MI DISTRUGGONO
 A cura di: Togaci
Dal 4 / 4/ 2013 al 27 / 04 / 2013
Inaugurazione: Giovedì  4 Aprile  Ore 19,30
KOMA’ ArtGallery Corso Umberto I° n°52 86023 Montagano (CB)

Immagini di donne abbozzate ed esili su cui il tempo si ferma e rivela come l’anima sia fatta di pensieri, di domande come: “Perché in tutte le cose c'è un inizio e una fine?” I tratti delicati dei disegni della Bramati sembrano chiedere questo allo spettatore. Domande sulla morte, e sulla vita, su come le si affronta. Il tema della morte è alla base di molti topoi (immagini ricorrenti in più opere artistiche e letterarie). Ogni uomo - ed ogni artista - si misura inevitabilmente con questo concetto, il momento estremo di ogni esperienza umana. Diverse sono le prospettive e gli ambiti in rapporto ai quali tale concetto può assumere significato. In questi disegni  la morte non è però vissuta non come una prova estrema da affrontare con coraggio e con spirito di sacrificio, come un ‘pensiero regolare’, insomma, bensì come la fine di un ciclo e l'inizio di uno nuovo le cui condizioni sono tutte da scoprire, da sperimentare. Se la morte di un essere umano fosse qualcosa di assolutamente sconvolgente le sue conseguenze sarebbero irreparabili. Invece la vita continua. Ma "La vita continua" è un'espressione metafisica, che va al di là dell'apparenza. La vita “continua per tutto" - così andrebbe interpretata. La vita diventa cioè un concetto che include la morte e che caratterizza l'intero universo. La morte, dunque, è solo trasformazione necessaria per un universo che deve rinnovarsi e continuare a esistere attimo dopo attimo nell’immane processo di trasformazione di cui noi non vediamo né l'inizio né la fine.
La consapevolezza di questo dovrebbe portarci a relativizzare le questioni personali, i limiti soggettivi, la stessa paura della morte. Dovrebbe aiutarci a uscire dal “pensiero regolare” e suggerirci che l’unica cosa di cui aver paura è proprio l’incapacità a vivere con naturalezza i limiti della propria umanità
Togaci





05 03 2013   to  30 03 
2013"del magnificentissimo esilio dall'orbe caina"   diSergio PADOVANI
















"Splendente Ultimo Atto Dell’Amor Marrano” olio. bitume, resina su tela, 70x50, 2013


DEL MAGNIFICENTISSIMO ESILIO DALL'ORBE CAINA
 A cura di: Michele Mariano
Dal 5 / 3/ 2013 al 28 / 03 / 2013
Inaugurazione: Martedì 5 Marzo  Ore 19,30
KOMA’ ArtGallery Corso Umberto I° n°52 86023 Montagano (CB)
 One of us! One of us!
Strano posto, il Circo. La gente ci va per divertirsi, passare il tempo, sorridere delle acrobazie di clown e comici vari. Poi ci sono i prestigiatori, i domatori di bestie feroci, ogni tipo di animale. I bambini e le famiglie intere sono da sempre attratte da questo piccolo universo fatto di stranezze e abilità particolari. Ma nello stesso circo, fino agli anni 40 del secolo scorso, c'era anche un'altra attrazione: e il pubblico pagava per vedere anche questo. I freak, gli uomini dall'aspetto "inusuale", si facevano ammirare in tutta la loro unicità. Erano ragazzi senza gambe, donne barbute, acrobate a due teste, vecchi-scheletro. E, fra di loro, anche i nani.
Il circo non barava: la realtà veniva messa in scena così com’era senza nessun bisogno di filtri o traduzioni e soprattutto nessun attore professionista a scimmiottare finte menomazioni.
Questa idea di circo della realtà senza filtri la ritrovo nei palcoscenici/patiboli di Sergio Padovani, e come nel circo l’esibizione di corpi malformi segnava di netto una separazione tra il pubblico e la “diversità” così qui i personaggi buttati in palcoscenico “senza pietà”, esibiscono una separazione consapevole tra loro e gli altri, chi li osserva e quelli che si considerano in via esclusiva esseri umani.
 La “parentela” può avvenire solo con chi si pone senza filtri e soprattutto con chi è portatore sano di lacerazioni non finte.
In un crescendo emotivo “DEL MAGNIFICENTISSIMO ESILIO DALL'ORBE CAINA” fotografa la fobia di un'intera comunità. 

Perché costringe lo spettatore a un ruolo attivo d’immedesimazione per poi sbattergli in faccia le proprie insicurezze, ipocrisie e contraddizioni. Un viaggio interiore non senza conseguenze, ma che non ci si può esimere dal fare, per amore della pittura e della vita. In tutte le sue manifestazioni.
                                                                                                                                          Michele Mariano



04 05 2012to31 052012"retrospettiva"di luca rossi 

Retrospettiva non è solo un insieme di progetti passati, ma soprattutto una prospettiva sul "retro" rispetto l'idea di spettatore e di museo. Una visione non convenzionale verso uno spazio dato; la capacità dello spettatore di attivarsi ancor prima di incontrare la prossima opera convenzionale. Il progetto consiste in una serie di post stampati e attaccati al muro. Ogni post, indicato al momento opportuno, presenterà al meglio un progetto passato. 11 progetti sono divisi in tre aree tematiche: indicare, viaggiare, modificare. Questa documentazione verrà integrata con la possibilità di stabilire una chat in diretta durante l'inaugurazione con Luca Rossi attraverso Skype. Il tema della chat saranno le motivazioni dell'opera e del verbo "operare". Da queste motivazioni potrà discendere o meno un'opera inedita. 


Retrospective is not just a collection of past projects, but also a perspective on the "back" as regards the idea of audience and museum. A not conventional vision to a given space; the ability of the viewer to take action before the next meeting of a conventional "art work".The project consists of a series of Whitehouse blog post to print and attach to any wall space. Each post will introduce a past project. 11 project will be divided into three areas: to point, to travel, to modify.This documentation will be integrated with the possibility of establishing a dailychat with Luca Rossi through Skype. The theme of the chat will be the "artwork" and the motivations of the verb "to work". Starting from these motivations, a "work" colud be (or not) defined. 


Retrospect is not just a collection of past projects, but also a perspective on the "back" respect the idea of audience and museum. A vision is not conventional to a given space, the ability of the viewer to take action before the next meeting of the conventional work. Theproject consists of a series of Whitehouse blog post to print and attach toany wall space. Each post has a past project. 11 project will be divided into three areas: to suggest, to travel, to modify. This installation is integratedwith the possibility of establishing a daily chat with Luca Rossi through Skype. The theme of the chat will work and the motivations of the verb"work". Starting from these motivations, a "work" colud be (or not) defined.

Luca rossi whitehouse
Un emerito cialtrone o colui che sta mettendo con le spalle al muro il piccolo sistema dell’arte nostrano? L’ennesimo commentatore anonimo di siti e blog o un artista che fa arte attraverso riflessioni amare e preoccupanti? Il fenomeno Luca Rossi, commentatore compulsivo e blogger dissennato, divide gli animi da qualche mese a questa parte. Fabio Cavallucci dà la sua lettura...
"Non si sa chi sia realmente. In ogni caso, Luca Rossi è la personalità artistica più interessante del panorama italiano di questo momento. Lo è perché, insieme ai contenuti, rinnova anche il linguaggio. In prospettiva, potrebbe modificare anche il sistema."tratto da exibart del 20 aprile 2010.



approfondimento:



La mostra retrospettiva implica la stampa di undici fogli, l'allestimento di questi fogli in un qualsiasi spazio e la possibilità di avere in questo spazio un computer o un cellulare per  chattare con te su skype. Questo tuo progetto mette in discussione l'idea di museo e di curatore; probabilmente anche l'idea di artista, in quanto tu sei sicuramente più vicino al ruolo di spettatore/blogger. Ogni spettatore del tuo blog si deve attivare in modo semplice e diventare direttore di uno spazio, curatore, allestitore, artista. Più che frantumare alcuni rituali e codici mi sembra interessante porre l'attenzione sul "perchè dovrei fare questo"; perchè dovrei andare a Palazzo Vecchio, o leggere il testo di I'm not Roberta; perchè dovrei ordinare una pizza? 

La maggior parte degli atti mentali e fisici degli uomini non arrivano affatto a consapevolezza, perchè non c'è n'è alcun bisogno in un'ottica di conservazione della vita. Al contrario credo che possiamo conoscere veramente solo ciò di cui abbiamo coscienza e consapevolezza. Per tanto il "mi piace" di facebook può diventare una lotteria casuale capace di precluderci di conoscere e quindi di godere del piacere o del dispiacere di qualcosa. Per "conoscere" non intendo "imparare", quanto uno stato di predisposizione e apertura. 

Questi undici progetti sono divisi in tre aree espresse da verbi (modificare, viaggiare, indicare); ogni area presenta tre fasi temporali, dal 2009 al 2012. Se volessimo fare un passo indietro mi sembra che le tre aree siano presiedute dalla gestione della distanza (che ha visto anche viaggi puntuali) e dalla gestione delle informazioni (lavorando sulle cinque variabili del giornalismo: chi, cosa, quando, dove, perchè, come). 

Mi sembra più incidente arrivare alla mostra in un momento diverso dell'inaugurazione o non arrivarci affatto. Nella gestione della distanza la gestione delle informazioni riveste un ruolo importante. 
  
I fogli stampati sono "opere" integrate dalla possibilità della chat su Skype?
I fogli rappresentano la documentazione della documentazione. Nella loro "fragilità", nell'essere così distanti dall'esperienza, credo siano molto significativi. Ma sono veramente così distanti? Qual è la definizione di "opera" e di "operare"? Se l'opera fosse un oggetto significativo, i fogli sarebbero opere. Significativo per chi?  Di queste cose vorrei parlare durante la chat su Skype. 

Solo il progetto I'm not Roberta si ripete due volte (modificare, indicare). Infatti intervieni a Guantanamo e indichi quella che potrebbe essere una traccia. Come si lega questo progetto al discorso della consapevolezza-coscienza?

In questo caso applico una strategia azzardata e "cretina" al fine di intervenire alla Biennale del Whitney del 2010. Effettivamente individuo una traccia significativa mentre alcuni elementi trovano correlazione: petrolio e polveri che fuoriescono dal sottosuolo, una stato di attesa collettiva che induce e ripensare la propria posizione rispetto le distanze reali, petrolio che permette l'assorbimento delle distanze e polveri che impediscono il movimento, costringendo all'attesa. In ogni caso "l'essere", come l'esserci al Whitney, deriva sempre da un certo tipo di coscienza e consapevolezza. Dopo un primo momento interno al museo la traccia va oltre le mura del museo, rendendomi primo spettatore consapevole e cosciente ma autore inconsapevole e incosciente. 

Inoltre I'm not Roberta è stato seguito dai tre progetti correlati. Vado a memoria: testo e immagini di questa traccia sono stati inviati: a Massimiliano Gioni il giorno dell'inaugurazione della Biennale di Gwangju (rendendolo secondo spettatore); allo staff della Galleria Massimo De Carlo (dandogli la possibilità di diventare tramite con il pubblico che era invitato ad andare a chiedere loro informazioni); e infine alla mostra Casa AUT presso la ex-casa del boss mafioso Gaetano Badalamenti in Sicilia. Solo dopo questi tre momenti il testo e le immagini della traccia sono state comunicate su whitehouse. 

Questa gradualità, nel "rilasciare" la fruizione/comunicazione di I'm not Roberta, è durata da settembre 2010 fino a ottobre 2011 per poi proseguire sul blog. Questa scelta voleva favorire una fase di decompressione dove la mostra non rimane qualcosa di definito e chiuso fra due date sul calendario. Questa gradualità, permessa dal tempo del blog, dovrebbe favorire ancora consapevolezza e coscienza.

Molti progetti sono stati scartati (li vediamo elencati dopo la presentazione delle tre sezioni). So per certo che alcuni di questi sono rimasti ad uno stadio embrionale, alcuni -come anche alcuni selezionati- sono rappresentati da una semplice fotografia. Mi viene in mente: plays, gagosian project, zero, project, new museum, when you want. 

Credo che si debba prendere sul serio la superficialità e l'assenza di pietà che c'è nella velocità di un'attimo. Spesso viviamo attimi veloci e fatali. Nel blog questo attimo avviene quando, in un determinato istante, si carica l'immagine.

Se i progetti nelle sezioni "modificare" e "indicare" sono caratterizzati dal mantenimento della distanza, solo in tre progetti (nella sezione viaggiare) hai deciso di fare viaggi puntuali: al Mart di Rovereto, in una ex-scuola coranica in Marocco e in una zona non precisata dell'Europa Centrale. In tutti questi viaggi hai usato la fotocamera di uno smartphone per documentare il progetto.  In tutti questi viaggi finisci per documentare un vuoto.

Non credo che in questi tre progetti ci sia un vuoto: al Mart è stata proposta una visione diversa delle cose che c'erano, nella scuola coranica c'erano cose non documentabili con una macchina fotografica, mentre in plays qualcosa vediamo. 

Mi hai detto che retrospettiva, per ora, dovrebbe essere allestita in molise, inghilterra, lubiana, milano. Da cosa dipenderà il successo del progetto? 

Non certo dalla quantità di luoghi in cui verrà allestita. Anzi questo aspetto non mi interessa. Credo cheretrospettiva abbia raggiunto il suo obbiettivo nel momento in cui è stata pensata. Esattamente come per i progetti "delle pizze" non era strettamente necessario che arrivassero le pizze. Anche se credo fosse divertente e necessario.
  
Negli spazi in cui verranno allestiti gli undici post sarà sempre possibile, attraverso una postazione internet o il cellulare, dialogare con te su skype. Questo dialogo sarà incentrato sul tema dell'operare ed eventualmente sul contenuto degli undici progetti. Da questo dialogo potrà discendere un' opera inedita. Ma quali sono le tue opere "edite"? Spesso parli della necessità di recuperare il centro dell'opera.

In questi dialoghi via skype mi piacerebbe mettere in discussione l'idea di operare, e quindi l'idea di opera. Immagino che da questo confronto critico possa scaturire una certa concezione di opera, e quindi un nuova opera. Ma questa è solo un 'idea, staremo a vedere. 
Penso che la mia "opera" edita sia le gestione quotidiana del blog con tutto quello che ne consegue. 
  
Quindi lavori per una smaterializzazione dell'opera?

Direi di no. La gestione della distanza e delle informazioni ha ricadute materiali sugli oggetti. Basti pensare al mondo della finanza dove alcune informazioni possono avere ricadute fatali sul valore degli oggetti. Allo stesso tempo dalla gestione del blog potrebbero discendere oggetti; mi sembra sia anche successo. Sicuramente in questi tre anni mi è sembrato più utile cercare di vedere diversamente le opere-progetti che ci sono già, piuttosto che contribuire ad una forma di inquinamento e sovraporduzione incosciente. 
  
Lo stesso modello occidentale sta vivendo una crisi data da sovraproduzione di oggetti/prodotti.

L'arte può essere una "galleria del vento" dove mettere a punto strumenti e termometri per una maggiore coscienza e consapevolezza. In questo modo è possibile rinegoziare i propri bisogni. Piuttosto che perpetuare modelli di sviluppo che si stanno dimostrando fallimentari mi sembra più utile rinegoziare i propri bisogni in modo tale da non aver bisogno di una crescita economica impossibile. In questa rinegoziazione la possibilità di gestire il proprio tempo è un'opportunità più importante del denaro. 
  
A questo proposito mi sembra che retrospettiva stia cercando di rinegoziare questi "bisogni".

Lo stesso blog definisce e "ruba" un tempo di riflessione e decompressione utile per questa rinegoziazione.